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Grosseto e la Maremma

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La Provincia di Grosseto si trova nella parte meridionale della Toscana ed è la provincia più grande. I grossetani chiamano la parte del territorio tra i monti e il mare “Maremma” che deriva dalla parola spagnola “marismas”, palude. Dal nord, poco prima della città balneare di Follonica, al confine della Provincia di Livorno, la Provincia si estende a nord-est fino alla cittadina medievale Massa Marittima, al confine con la Provincia di Siena, a sud-est fino al Monte Amiata, per toccare il Lazio nella parte meridionale.  Nel VII secolo a.C. gli Etruschi fondarono i primi insediamenti del territorio, formando l’antica alleanza tra Sovana, Sorano, Pitigliano, Roselle e Vetulonia, luoghi ove si possono ancora oggi vedere i resti della loro cultura grande.

Padule Castiglione della Pescaia

Padule Castiglione della Pescaia

L’invasione dei Romani iniziò nel III secolo a.C. da Vulci, che distrusse successivamente la città etrusca di Roselle.  Dal IX al XIII secolo la provincia di Grosseto fu sotto il dominio degli Aldobrandeschi, che costruirono la maggior parte delle fortezze e dei castelli del territorio grossetano.All’inizio del XIII secolo gli Aldobrandeschi vennero esautorati dai Senesi che, a loro volta, a metà del XVI secolo, vennero sostituiti dai Fiorentini.Il territorio della Maremma grossetana era di origine paludosa quasi completamente fino  alla metà del XIX secolo; la gente moriva di malaria e l’età media era bassa, circa vent’anni, e si registrarono casi di bambini morti dopo qualche mese di vita.

Vista sul Golfo di Follonica

Vista sul Golfo di Follonica

Le prime bonifiche furono fatte dai Granduchi di Lorena e durante il periodo fascista da Mussolini. Durante i mesi estivi, flagellati dalle zanzare, lo Stato autorizzava le popolazioni a dileguarsi nelle colline attorno a Scansano. La palude non permetteva di coltivare la terra e per questo motivo, la provincia era, e lo è forse ancor’oggi, la più povera della Toscana. Fino a pochi decenni fa, la risorsa principale di questa terra selvaggia era la caccia ma, dopo la bonifica del terreno, si iniziò a coltivare la terra, che permise anche ai grossetani l’inizio di una crescita economica. La Provincia di Grosseto è la meno frequentata e conosciuta della Toscana, ma sicuramente non la meno attraente.

Campo di girasoli in Maremma

Campo di girasoli in Maremma

Nell’entroterra dolci colline con boschi fitti, mentre sulla costa ci sono ancora lunghe spiagge deserte e pinete balsamiche, il tutto incorniciato da un cielo azzurro. Le variazioni del livello del mare hanno creato e distrutto isole: la più conosciuta e più grande della Provincia è il Giglio, seguita da Giannutri e Montecristo. Il territorio dell’Argentario fu un tempo un’isola, di cui è rimasta la bellissima laguna di Orbetello. Vetulonia e Roselle, ai tempi degli etruschi, erano direttamente sul mare. In tutta la provincia ci sono oggigiorno delle riserve naturali, rispettivamente dal nord a sud di Grosseto: La Marsiliana, La Pietra, Poggio Spedaletto, Monte Leoni, Diaccia Botrona, le Dune di Follonica, l’Oasi del Padule e delle Costiere di Scarlino.

La vacca maremmana nel Parco Naturale della Maremma ad Alberese

La vacca maremmana nel Parco Naturale della Maremma ad Alberese

Andando da Grosseto in direzione sud, inizia da Pincipina a Mare fino a Talamone il Parco Naturale della Maremma, la riserva naturale di Orbetello, le Dune Feniglia ed il Lago di Burano.
simboli della Maremma sono sicuramente il buttero ed il cinghiale. La parola “buttero” deriva dal greco “botér” che significa “mandriano”. Quando la Maremma era ancora divisa tra i latifondisti, il compito del buttero era quella di domare il bestiame che viveva in libertà in campagna.  Gli animali da domare erano la vacca maremmana dalle lunghe corne, particolarmente robusta, ed il forte cavallo maremmano, un incrocio di razza araba; ambedue gli animali sono razze ideali per sopravvivere nelle paludi.

Buttero al lavoro nel Parco Naturale - Alberese Maremma Toscana

Buttero al lavoro nel Parco Naturale – Alberese Maremma Toscana

Oggi che non esistono più i latifondi, la tradizione del buttero viene conservata dallo stato. C’è una famosa leggenda sul buttero maremmano, essa narra che nel 1890 Buffalo Bill si trovò con i suoi cow-boys in tournée in Italia. Vedendolo in un show, il Conte Caetani di Sermoneta ebbe l’idea di una gara tra i cow-boys americani e maremmani, ove i butteri maremmani dovettero domare i cavalli dei cow-boys americani e vice versa. Chi vinceva avrebbe ricevuto un premio di mille lire che corrispondono oggigiorno a circa 10 milioni di lire, più l’incasso. Dato che non si era pensato a stabilire termini di gara, alla fine non ci furono vincitori.

Buffalo Bill scappò con tutti i soldi, dicendo addirittura di essere stato truffato.
Come già detto, il bosco e la caccia furono le risorse principali della Maremma. Nei boschi fitti si iniziava in autunno la caccia al cinghiale e la ricerca dei funghi, un’usanza che è rimasta fino ai giorni nostri. Questo si rispecchia anche neipiatti tipici di questa zona che variano dalla caggiagione ai piatti di pesce. Gustosissimi i tortelli al ragù di cinghialeoppure le pappardella alla lepre, il Risotto ai funghi, nonché lo speciale salame di cinghiale.

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